La dipendenza da smartphone è una delle forme più diffuse di “new addiction” (nuove dipendenze), soprattutto perché i comportamenti che ne determinano lo sviluppo e la persistenza sono socialmente accettati. Questa dipendenza è figlia della “dipendenza da Internet” ed entrambe possono essere vere e proprie sindromi: riguarda ragazzi e ragazze che non riescono a farne a meno e, privati della Rete, provano un forte disagio che non attenuano in nessun altro modo. Ma al di là della patologia, piuttosto rara o molto estrema, un abuso di Internet e delle tecnologie è sempre negativo.
Dipendenza dagli schermi
Il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni ha difficoltà a prendersi una pausa dalle nuove tecnologie tanto da arrivare a controllare in media lo smartphone 75 volte al giorno secondo il sondaggio online condotto dall’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullism. Ma a preoccupare psichiatri e neuropsichiatri infantili è un altro dato: fino al 13% degli adolescenti iperconnessi sono a rischio dipendenza patologica per le troppe ore trascorse davanti a smartphone e altri device. Like addiction, nomofobia (eccessiva paura di rimane senza il cellulare), craving (irrefrenabile voglia di utilizzo della Rete), vamping (moda degli adolescenti di trascorrere numerose ore notturne sui social media) e challenge o “sfide social”, le nuove patologie da iperconnessione che causano stati di tensione emotiva persistente.
Le "nuove dipendenze"
Il termine dipendenza viene generalmente associato a comportamenti psicopatologici relativi all’assunzione e/o abuso di sostanze. Le “new addiction”, “le nuove dipendenze”, sempre più diffuse nelle nuove generazioni, si riferiscono alle nuove forme di dipendenze come la selfie addiction, la dipendenza da lavoro (workaholism), la dipendenza affettiva o la dipendenza da smartphone, che non sono associate all’assunzione di sostanze.
Caratteristica principale di queste addiction è il continuo bisogno di svolgere una determinata attività o essere in contatto con un oggetto con cui si ha instaurato una relazione di dipendenza, intesa quindi non in senso fisico-chimica da una sostanza, ma per il significativo bisogno psicologico di compiere uno specifico comportamento, e per l’ansia da separazione e il disagio derivante dall’assenza dell’oggetto della dipendenza.
Il ruolo "sano" e quello "patologico" della Rete
Non è solo un discorso di ore passate davanti ad uno schermo, che sia smartphone, tablet, computer o smart-tv. Internet dovrebbe avere un utilizzo “integrativo”, incentivando e accompagnando le attività dei ragazzi, delle ragazze e di ognuno nel mondo reale: divertirsi con gli amici, coltivare hobby, innamorarsi, fare sport… Se la Rete ha invece un ruolo “sostitutivo”, è un problema e bisognerebbe intervenire.
Ragazzi e ragazze potrebbero rinchiudersi in una “nicchia mediatica”, attuando una vera e propria fuga dalla realtà: con conseguenze sociali e psicologiche. Sostituire amici reali con amici virtuali, smettere di fare sport e passare sempre più tempo in solitudine davanti ai videogames.